Fammi sentire come parli, ti dirò quanto guadagni

Una ricerca condotta negli Stati Uniti su circa 800 CEO uomini ha indagato la relazione fra la voce e il successo professionale. La frequenza vincente della ‘million-dollar voice’? 125 hertz.

Lo studio, riportato da BBC, mostra che i CEO che hanno voci più profonde guadagnano in media 187 mila dollari in più rispetto alle ugole tendenti all’acuto, hanno carriere più lunghe e lavorano in aziende con risultati economici decisamente superiori. Tanto per fare un esempio, James Skinner, CEO di McDonald’s fino al 2012, ha una delle frequenze più basse tra quelle considerate dai ricercatori.

Alla base del legame tra voce e successo negli affari ci sono motivazioni di ordine biologico ed evoluzionistico (avete presente il ruggito del leone?), ma nella società contemporanea è soprattutto la percezione a fare la differenza. La bassa frequenza, tanto al maschile quanto al femminile, è generalmente associata a maggiore autorevolezza, competenza e capacità persuasiva. Parlare con toni profondi trasmette fiducia e sicurezza, dando subito l’impressione di trovarsi davanti a un leader.

L’importanza della voce nella comunicazione interpersonale è stata ampiamente studiata. Già alla fine degli anni Sessante, lo psicologo americato Albert Mehrabian teorizzò che i contenuti verbali incidono sull’efficacia di un discorso solo per il 7%, mentre gli aspetti paraverbali, ovvero la voce, il suo volume e ritmo, pesano per il 38% e le componenti non verbali (i gesti, la postura, ecc.) addirittura per il 55%. L’autore stesso precisò che questi numeri valgono quando si comunicano sentimenti e atteggiamenti, per cui – benché molto spesso citati – non possono essere riferiti a qualsiasi tipo di interazione.

Resta il fatto che un buon uso della voce sia fondamentale per rendere la comunicazione chiara ed efficace, soprattutto quando si parla davanti a una platea più o meno ampia. In vista di eventi, presentazioni o incontri importanti, è dunque utile lavorare con l’obiettivo di preparare e approfondire i contenuti dell’intervento da un lato, e perfezionare l’esposizione dall’altro. Per accendere e tenere alta l’attenzione del pubblico, mai sottovalutare elementi quali la postura, la mimica, il contatto visivo, la gestualità e – appunto – la vocalità.

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