13 Marzo 2018
Giornalisti digitali in un’epoca digitale

I giornalisti stanno tenendo il passo della rivoluzione digitale? Non ne stanno sfruttando appieno le potenzialità per creare e diffondere i contenuti, sostiene una ricerca condotta su scala globale dall’International Center for Journalists (ICFJ) insieme a Google News Lab.

Intervistando circa 2.700 redattori e manager dell’editoria di 130 paesi, lo studio rivela che i giornalisti usano soltanto le tecnologie più semplici e le funzionalità base dei social: il 72% pubblica storie e commenti sui social media, il 56% veicola gli articoli su più piattaforme, il 58% prova a coinvolgere i lettori attraverso i social …. ma solo il 32% fa data journalism, il 32% trasmette in live streaming, il 12% usa la realtà aumentata e virtuale.

I social network continuano a essere una fonte rilevante. L’83% dei giornalisti frequenta abitualmente Facebook e Twitter per trovare spunti e notizie, il 53% cerca contenuti user-generated per completare i propri articoli, il 45% usa i social per fare interviste.

A proposito di analytics, lo studio ICFJ indica che i media sono più interessati a misurare click e utenti, piuttosto che valutare le interazioni dei lettori con i contenuti. La metà degli editori ritiene infatti siano le pagine viste e il numero di visitatori i KPI più importanti, quelli da studiare per aumentare il traffico sul proprio sito.

I media sono probabilmente più creativi quando si tratta di usare la tecnologia per far crescere i ricavi o sperimentare nuove possibili entrate. La pubblicità e i contenuti sponsorizzati sono ancora le principali fonti di reddito, ma gli abbonamenti digitali e mobile stanno aumentando, complici le formule innovative e le promozioni che gli editori sanno inventare. Negli Stati Uniti, l’abbonamento digitale a un quotidiano costa in media poco più di 10 dollari al mese, stando ai dati dell’American Press Institute. Benché i prezzi siano saliti dell’80% dal 2012 a oggi, il numero complessivo di abbonati cresce senza sosta.

Il digitale gioca un ruolo anche nell’abilitare nuove forme di distribuzione dei contenuti: Apple ha appena annunciato l’acquisizione della piattaforma Texture, la ‘Netflix delle riviste’ che consente l’accesso online a quasi 200 testate come Rolling Stone, Vanity Fair, Vogue e Cosmopolitan, per soli 9,99 dollari al mese. Ricordate chi ha inventato Texture? Un gruppo di editori, tra cui Condé Nast e Hearst.

 

PS. Per approfondire lo studio ICFJ, trovate online il report completo e l’accesso all’interactive data explorer

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