1 Marzo 2018
La carta stampata è morta, o forse no

Le notizie si possono leggere gratis online, quindi perché comprare il quotidiano in edicola? I lettori si spostano sulla Rete, quindi perché investire sulla carta stampata? Il calo dell’audience e della raccolta pubblicitaria fa spesso parlare della probabile (per alcuni persino imminente) morte dei giornali tradizionali, messi in discussione anche dal punto di vista dell’autorevolezza. Eppure, gli ultimi dati relativi agli USA e all’Italia sembrano suggerire un’evoluzione diversa.

Secondo lo studio realizzato dal Media Insight Project, 1 americano su 2 (per l’esattezza il 53%) paga per informarsi, ovvero ha sottoscritto almeno un abbonamento alla versione cartacea o digitale di un media tradizionale. Interessante notare che anche il 40% degli under 35 lo fa. Negli Stati Uniti il meccanismo delle sottoscrizioni sta salvando molti giornali, a cominciare dal New York Times, con circa 2,6 milioni di abbonati che generano il 60% dei ricavi, e il Washington Post, che ha superato il milione di lettori paganti.

In Italia, nonostante il trend continui a essere in discesa, gli ultimissimi dati Audipress ci dicono che i quotidiani hanno ogni giorno quasi 25 milioni di letture su carta e/o supporto digitale (parliamo di 17 milioni di lettori), mentre i settimanali superano i 24 milioni di letture (circa 14 milioni di lettori) e i mensili totalizzano quasi 22 milioni di letture (12 milioni di lettori).

Siamo dunque di fronte a un’inversione di tendenza? È presto per dirlo, ma il dilagare delle fake news che circolano sul web e i social ha aperto alcune crepe, minando la credibilità delle piattaforme e facendo riscoprire il valore di un’informazione verificata e professionale, capace di offrire strumenti per interpretare i cambiamenti politici, sociali, economici e culturali con cui ci confrontiamo.

Agli editori spetta quindi l’arduo compito di recuperare la fiducia dei lettori e degli investitori, giocando la carta dell’innovazione e, soprattutto, quella della qualità – perché, come ha scritto il direttore de La Stampa Maurizio Molinari, “quando la Storia accelera è la qualità che fa la differenza nel rapporto fra giornali e lettori”.

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